Siamo seduti sul bordo dell’imbarcazione, le mani sulla maschera, con il respiratore a posto. La muta è abbastanza confortevole, ma nell’attesa il cuore pulsa forte: stiamo per tuffarci nelle calde acque del Mar Rosso, all’estremità meridionale della penisola del Sinai, una delle più rinomate località di immersione del mondo intero. Ci lasciamo cadere di schiena nell’acqua, una nuvola di bolle si alza verso la superficie che si allontana rapidamente, quindi, riguadagnato il controllo dei movimenti, con un lieve movimento ci volgiamo per guardare verso il basso, ma la prima impressione può essere confusa dall’urto con l’acqua che abbiamo subito tuffandoci.
La scena che si svolge sotto i nostri occhi è incredibile: le scogliere a picco che abbiamo visto da sopra le onde, così scure e sterili, proseguono sotto la superficie per svanire nel blu delle profondità, e di fronte a noi si apre il corallo di ogni colore, che sembra illuminato dall’interno, o dotato di una propria luminosità fosforescente. In una parata impressionante, grandi banchi di pesci si accumulano nelle correnti, spesso intense, mentre i pesci più grossi si avvicinano per nutrirsi di loro: trovandoci nel mezzo di questa scena incredibile, riflettiamo sulla massa d’acqua nella quale ci siamo immersi, il Mar Rosso.
La maggior fama del Mar Rosso è forse quella biblica: è infatti attraverso le sue acque, probabilmente in corrispondenza del Golfo di Suez, che gli Ebrei camminarono sul fondale marino prosciugato. “Le acque erano come muri per loro, a destra e a sinistra”, e, quando le truppe del faraone inseguirono il popolo in fuga in fondo agli abissi, Mosè ordinò alle acque di ritornare alla condizione normale, sommergendo le schiere nemiche.
L’area circostante il Mar Rosso è un deserto decisamente poco invitante, un’estensione di rocce e di rada vegetazione che tuttavia nell’arco dei millenni è stata testimone dell’ascesa e del crollo di molte civiltà; lo scuro terreno collinoso della sponda occidentale è il deserto d’Arabia, ovvero il Deserto Orientale egiziano, mentre le alture della costa orientale costituiscono la catena di Al-Hijaz, nell’Arabia Saudita: queste regioni desertiche abbracciano chilometri di monti e wadi, esposti a un gioco di luci e ombre, talvolta straordinario, che anima una bellezza indescrivibile. E’ tuttavia il mare stesso, e particolarmente il mondo che si apre sotto le sue onde, a costituire una delle genuine meraviglie della natura: le acque locali sono più salate rispetto alla maggioranza dei mari perché i forti venti che interessano la regione e il calore estremo fanno si che il sole dissipi rapidamente l’umidità nell’atmosfera, e sono anche famose per le mareggiate e per le intense correnti, particolarmente pericolose per i subacquei attratti dalle celebri scogliere coralline concentrate nelle acque che lambiscono la costa occidentale.
Il Mar Rosso (l’appellativo “rosso” è di origine oscura e può essere derivato dal colore di molteplici cose, dalle colline circostanti alle scogliere di madrepore fino alle minuscole creature rosse e alle alghe che si trovano nelle sue acque) è un braccio dell’Oceano Indiano che separa la penisola araba dall’Africa nordorientale, diviso dalla penisola del Sinai, all’estremità settentrionale, in due lunghe insenature, il Golfo del Sinai a ovest e quello di Aquaba a est, e misura circa 2250 chilometri di lunghezza non superando mai i 350 chilometri di ampiezza, ha una profondità media di 610 metri e raggiunge la massima a 2134 metri. Le sue acque azzurre coprono una superficie di 437.800 chilometri quadrati e lambiscono le coste di Egitto, Sudan, Etiopia, Yemen, Eritrea e Arabia Saudita, così come una porzione di Israele e della Giordania lungo il Golfo di Aqaba.
Le grandi scogliere rendono difficoltosa la navigazione anche alle piccole imbarcazioni. Sebbene la costa egiziana vanti alcune pregevoli spiagge, il litorale è in larga misura arido e lungo le aree desertiche accoglie pochi porti, fra i quali sono notevoli Al-Qusayr e Suez, in Egitto, Port Sudan e Sawakin nel Sudan, Massaua in Eritrea, Gidda nell’Arabia Saudita, Al Hudaydah e Moka nello Yemen.
Mentre riflettiamo circa la storia e le statistiche che concernono il Mar Rosso ci immergiamo sempre più a fondo nelle acque cristalline, dove una razza a chiazze blu plana al nostro fianco, simile a una ninfea munita di coda, e le madrepore gialle attorniate da centinaia di pesci rossi dalla tinta vivida attraggono la nostra attenzione. Visitando le profondità sommerse è difficile rendersi conto di nuotare nel mezzo di un’enorme frattura nella crosta terrestre che si è colmata d’acqua intorno a 45 milioni di anni or sono, durante l’eocene, quando vasti tratti dell’Africa vennero deformati dal moto di deriva continentale che aprì la fossa tettonica del Mar Rosso, accompagnata da un’attività vulcanica che non si è mai assopita e tuttora trova sfogo attraverso le sorgenti geotermiche presenti sul fondale marino.
I turisti che raggiungono il Mar Rosso da ogni parte del mondo sono attratti soprattutto dalle immersioni, ma la maggioranza delle località adatte si presta unicamente alle esplorazioni effettuate da subacquei esperti ed equipaggiati, perché il mondo sommerso è tanto bello, e verticale, da “tirare giù” repentinamente anche i più competenti, che in tal modo rischiano di patire il “male del palombaro”: per chi si smarrisce volontariamente in questo paradiso sottomarino è davvero facile, infatti, scordarsi quanto ossigeno sia rimasto nelle bombole. Per effettuare escursioni subacquee giornaliere l’immersione può avere come base i villaggi costieri, oppure ci si può dirigere a bordo di imbarcazioni live-aboard verso alcune delle isole al largo, dove le immersioni sono particolarmente rinomate.
Gli squali sono dappertutto, dai comuni “punte bianche” agli squali grigi di scogliera ai più elusivi pesci volpe sino ai banchi di pesci martello, e fra i coralli si possono scorgere le murene, mentre le specie pelagiche comprendono tonni, carangidi, barracuda e delfini. Una località nei pressi di Hurgada, in Egitto, ha ricevuto il soprannome di “Aquarium” a causa dell’abbondanza dei banchi di azzannatori, di pesci stendardo e di pesci farfalla che si incontrano nuotando intorno alle montagne dei suoi giardini di corallo. Piccole aperture tra le isole consentono alle maree di colmare e di prosciugare le lagune, creando forti correnti che favoriscono un’impressionante esplosione di vita: i brillanti coralli soffici e i pesci flash rendono perfette per le immersioni notturne località come le Isole Alternative.
Le meraviglie del Mar Rosso non si fermano comunque alla varietà incredibile della fauna ittica e alla bellezza dei coralli, che peraltro vi sono presenti in tutte le forme immaginabili: infatti, coperti di coralli soffici e attorniati da da nugoli di pesci leone e di ciprini che nuotano in tutte le direzioni, anche i relitti disseminati sui fondali del Mar Rosso, dalle fregate britanniche affondate qui tra il 1860 e il 1980 al cargo intatto colato a picco durante la Seconda Guerra Mondiale, tutte completamente incrostate di coloratissimi esemplari di corallo, invitano irresistibilmente i subacquei all’esplorazione. Ogni cosa bella, però, è destinata a finire: proprio come Mosè e il suo popolo dovettero ritornare sulla terra emersa, così deve fare il subacqueo; eppure, riemergendo dalle profondità del Mar Rosso noi stessi vorremmo essere creature marine, per non doverci più separare da tanta bellezza, almeno finché non realizziamo che una meraviglia come il Mar Rosso è tanto più straordinaria per lo sforzo che ci ha richiesto trovarla e goderne.