La notte ha la purezza del cristallo, colma di milioni di stelle che traforano il nero del cielo; l’aria secca del deserto fa pensare che sia possibile alzarsi e toccarle, tanto appaiono vicine. Quando il sole mattutino inizia a sorgere, mettendo in risalto le rocce nere e le sabbie rosate circostanti, le dune senza fine sembrano ripiegarsi una sull’altra, simili a una tovaglia gettata distrattamente su un tavolo. Migliaia di piccole increspature e di onde serpeggiano sulla loro superficie, costantemente scolpite e rilavorate dal vento incessante; sul limitare delle sabbie si ergono formazioni rocciose create da millenni di erosione, in mezzo alle quali crescono caparbiamente macchie di vegetazione, piante ed erbe che riescono a restare prive per mesi, e talvolta per anni, dell’acqua portatrice di vita. L’immensità di alcune delle dune può essere compresa soltanto paragonandola a persone o animali che si trovino nei loro pressi, come le minuscole sagome dei mercanti e dei dromedari, simili a formiche in confronto all’enormità delle colline di sabbia: questo è il deserto del Sahara, una terra di aridità estrema, di orizzonti infiniti e di paesaggi severi, eppure meravigliosi.
Il continente africano ospita tre deserti – il Sahara, il Kalahari e il Namib – che insieme coprono oltre un terzo dell’intero territorio continentale: il Sahara è il maggiore deserto dell’Africa e il più vasto del mondo, esteso sulla totalità o su parte di 11 nazioni africane per un totale di 9.065.000 chilometri quadrati. Misura 4800 chilometri dall’Oceano Atlantico, a ovest, al Mar Rosso, a est, e da un minimo di 800 a un massimo di 1900 chilometri dal mare Mediterraneo, a nord, alla fascia di territorio di savana nota come Sahel, a sud.
Contrariamente all’opinione comune, solo il 20 per cento circa del deserto è coperto da dune sabbiose nelle aree note come erg, mentre per sette decimi è caratterizzato da altipiani rocciosi e da distese ciottolose che sono conosciute come reg; per il resto è occupato da massicci montani profondamente scavati dalle intemperie. Il Sahara occidentale è roccioso e presenta un’elevazione assai varia; la regione centrale è più elevata, con vette come l’Emi Koussi ( 3415 metri ) e il Tahat ( 2918 metri ) che, nonostante l’area spesso sia priva di precipitazioni, rimangono coperte dalla neve durante l’inverno, mentre la sezione orientale, corrispondente al deserto libico, è arida e possiede poche oasi.
L’intera area sahariana conta una popolazione di soli due milioni di persone. Di fronte alla sua natura estrema e all’elevata ostilità della maggioranza dell’ambiente nei confronti della vita, il Sahara è nondimeno splendido: le sculture in perpetua trasformazione delle sabbie, li sorprendente aspetto delle formazioni rocciose, i vasti laghi salati asciutti che brillano candidi sotto il sole, le montagne innevate all’orizzonte che promettono umidità in una terra che ne è priva, tutto ciò contribuisce alla magnificenza del deserto. Il clima desertico del Sahara si instaurò oltre cinque milioni di anni or sono, durante il pliocene: da quei tempi lontani la regione è stata sottoposta all’alternarsi di condizioni climatiche asciutte e umide, che hanno contribuito a creare il clima peculiare dell’attuale area desertica. Non più di 8000 anni fa questa era una regione fertile, percorsa da fiumi ricchi di pesce, una terra di pianure in cui pascolavano elefanti e giraffe, fino a quando, circa 4000 anni or sono, il clima iniziò a mutare e la regione si prosciugò. Nell’arco degli ultimi 2000 anni il clima si è mantenuto asciutto, fatta eccezione per il periodo compreso fra il XVI e il XVIII secolo, la “piccola era glaciale” in Europa e nelle Americhe, allorché il livello delle precipitazioni aumentò leggermente. Oggigiorno il Sahara è una delle regioni più aride del mondo, ricca di null’altro che di colline calcinate dal sole e scolpite dai venti. Il clima è secco e di tipo sub-tropicale nel nord, con temperature estive che raggiungono i 57° C, inverni freschi e due periodi di piogge; più a meridione, il clima di tipo tropicale secco si manifesta con inverni asciutti, una stagione secca torrida e una stagione piovosa.
Le precipitazioni si aggirano fra i 12 e 25 centimetri annui, sebbene in alcuni anni non piova affatto. Nonostante la secchezza dell’aria e del suolo, nel Sahara c’è acqua, ma – come molte delle meraviglie dei deserti – è nascosta poco fuori di vista: falde acquifere sotterranee che si ritiene risalgano al Pleistocene giacciono sotto la superficie di gran parte del deserto, in buona parte consistenti di bacini a forma di piatto, “pizzicati” fra strati di rocce impermeabili. L’acqua che filtra verso il basso può restarvi immagazzinata per centinaia di anni. Parte del liquido può trovarsi sotto pressione, come all’interno di un pozzo artesiano, ma esistono anche fiumi sotterranei, che escono in superficie in corrispondenza delle molte oasi del deserto, e corsi d’acqua superficiali, sebbene siano più spesso asciutti che inondati. A nord, la maggior parte dell’acqua scorre dai monti dell’Atlante e dagli altipiani del Marocco, dell’Algeria, della Tunisia e della Libia in forma di ruscelli e wadi, che nel Sahara si chiamano oued, cioè alvei asciutti di torrenti che sostentano numerose varietà di arbusti e di erbe.
Lungo il letto dei corsi d’acqua superficiali crescono alte palme da dattero, che stormiscono le verdi fronde nella brezza contro l’intenso blu del cielo. Le boscaglie dell’Africa occidentale accolgono le abitazioni di paglia e fango della gente berbera, dalle porte vivacemente dipinte con forme geometriche per evitare che gli spiriti malvagi vi facciano ingresso; allontanandosi dagli oued e dalle oasi il paesaggio si fa soprannaturale, apparentemente privo di qualsiasi forma di vita.
L’impressione è fallace, poiché il Sahara presenta vari tipi di vegetazione, che variano dalle erbe di prateria, dagli arbusti e dagli alberi degli altipiani, come cipressi, ulivi, acacie e artemisie, alle erbe che si trovano nelle pianure e comprendono eragrostis, panicum e aristida (tutte della famiglia delle Poaceae). Vi sono perfino piante che tollerano la salinità, le cosiddette “alòfite”, capaci di sopravvivere persino all’interno delle depressioni salmastre; in ogni caso, l’intera vegetazione sahariana si è adattata all’incostanza delle precipitazioni e al calore eccessivo.
Attraversando il Sahara si resta colpiti dal silenzio: l’unico suono udibile è quello dei propri passi, il deserto sembra estendersi senza limiti e l’orizzonte appare identico in ogni direzione, morto, sterile, privo di vita come di confini, tanto che un viaggio per attraversarlo è in realtà un itinerario fra le oasi, con la speranza di avere acqua a sufficienza per compierlo, non importa se a piedi, in groppa a un dromedario o a bordo di un veicolo a motore. Talvolta, in distanza, a spezzare la monotonia si profilano le palme di un’oasi, ma di solito sono visibili soltanto i colori pastello delle montagne e delle formazioni rocciose lontane. Le rocce più grandi sono scure, alcune addirittura nere, prove del vulcanismo che ha dato origine alla maggior parte della regione sahariana epoche fa.
Benché non si scorga vita animale, perchè la maggior parte della fauna non esce nel calore torrido del giorno, gli animali tuttavia ci sono, e comprendono volpi del deserto dalle grandi orecchie, piccoli gerbilli, topi delle piramidi e istrici del deserto, gazzelle dorcas, cervi, asini selvatici della Nubia, babbuini di Anubi, iene maculate, sciacalli comuni, volpi della sabbia, donnole zoril e snelle manguste. Inoltre il Sahara ospita più di 300 specie di uccelli migratori, oltre a struzzi, serpentari, galline faraone, otarde della Nubia, aquile del deserto e civette, che sono residenti stabili di alcune zone. Le pozze d’acqua e gli ancor più rari laghi accolgono anfibi come le rane e i rospi e rettili come i coccodrilli, mentre le rocce e le dune ospitano lucertole, camaleonti, scinci (lucertole della famiglia Scincidae) e cobra.
Molte specie abitano anche le zone montuose, dove le asperità offrono sollievo dal sole e protezione dai predatori: quando si osservano gli sterili panorami del Sahara, è difficile credere che tanta vita possa sussistervi, celata alla vista. Dopo una lunga escursione attraverso le sabbie del deserto, grazie a mappe e compasso, appaiono le oasi a lungo agognate, ma c’è da sperare che il pozzo non sia prosciugato: fra le ombre proiettate dalla palme, le oasi sono approdi di quiete e di pace, simili a isole nell’immenso oceano sterile del deserto, dove piccole comunità umane possono vivere, commerciare e coltivare i prodotti della terra.
Non esiste altro luogo al mondo in cui gli alberi appaiano tanto invitanti come in un’oasi, là dove l’incantevole colore bruno delle cortecce e il verde lussureggiante delle foglie paiono essere davvero un fallace miraggio. Riprendere il cammino nell’immensità di sabbia, l’attenzione è catturata dai raggi obliqui del sole sulla cresta friabile di una duna, che serpeggia in una curva a “S” verso l’orizzonte: le regioni delle dune, gli erg, nel Sahara si delineano increspate come oceani. Attraversando l’Algeria si percorrono il Grande Erg occidentale e il suo omologo orientale, che coprono un’area grosso modo pari a quella della Francia. E’ proprio questo scenario, l’immagine romantica di carovane di dromedari che attraversano le infinite distese di dune gigantesche, a dare sostanza all’immagine popolare del Sahara.
Nelle montagne aride della Libia e del massiccio del Tassili-n-Ajjer si ritrovano le testimonianze lasciate dagli antichi abitanti del deserto, ossia le pitture rupestri che ornano le caverne e le pareti rocciose. Le catene montuose del Tadrart e dell’Akakus offrono paesaggi sorprendenti di accidentate pareti rocciose multicolori; la sabbia delicatamente dorata, sospinta in piccole ondulazioni, si spinge decisa in alto, vicino alle aspre torri e ai pilastri di roccia che le sovrastano. Questa è l’essenza del Sahara: chilometri infiniti di monotono nulla, improvvisamente rotti da bizzarrie tettoniche o dal verde insperato della vegetazione.
All’estremità meridionale del Sahara si trova il Sahel, una striscia di terra che separa il deserto dalla savana, il cui nome è derivato dal vocabolo arabo che indica il “limite”, o il “confine”. Attualmente il Sahel si sta riducendo assai rapidamente a causa dell’eccessivo sfruttamento come terreno da pascolo e del taglio dello scarso legname presente: senza alberi e arbusti che lo mantengano compatto, il sottile strato superficiale di terra viene asportato dall’erosione, incrementando in tal modo l’estensione del deserto roccioso. In effetti, il Kalahari e il Sahara si avvicinano di oltre 150 chilometri ogni anno, man mano che il Sahel scompare e viene sostituito da lande desertiche.
Nonostante sia apparentemente inadatto a ospitare la vita, il deserto del Sahara cela dunque acque, piante, animali e insediamenti umani produttivi. Le sue dimensioni impressionanti e l’incredibile varietà delle risorse locali ne fanno una delle meraviglie del mondo, benché per apprezzare le sue sottili bellezze sia necessaria una sensibilità che non è facile acquisire. Una volta vissuta, non è possibile scordare l’emozione di una notte nel deserto, sotto le stelle splendenti e la luna che si leva a illuminare un paesaggio senza eguali al mondo: è proprio nei dettagli, nella varietà e nei suoi tesori nascosti che si può scoprire la vera bellezza del Sahara.